Aprile 15, 2025

Bonfrisco su Milan-Inter e Roma-Napoli: “Rigori, linea di Rocchi e il ruolo del VAR”

Bonfrisco

Durante la diretta TV Casa Serie A, l’ex arbitro Bonfrisco è intervenuto sulle polemiche legate ai rigori non concessi in Milan-Inter e Roma-Napoli, analizzando la linea adottata da Rocchi e il ruolo del VAR.

Una linea chiara, ma difficile da applicare

In questa fase, l’organo tecnico guidato da Rocchi sta cercando di stabilire un principio preciso: evitare rigori concessi per contatti di lieve entità o di dubbia intensità. Tuttavia, applicare questa regola non è affatto semplice.

Ogni arbitro ha una propria sensibilità ed esperienza, e manca uno strumento oggettivo per misurare l’intensità di un contatto. Ad esempio, come si valuta la pressione di un braccio appoggiato sull’avversario? Se un giocatore è abile nel cadere al minimo contatto, l’arbitro può percepire il fallo in modo diverso. Ecco perché continueranno a esserci discussioni e, paradossalmente, la situazione potrebbe perfino peggiorare.

Il caso dello sgambetto: intensità o dinamica?

Lo sgambetto, a differenza di altri contatti, non ha bisogno di un’intensità particolare per essere considerato fallo. Se un giocatore perde l’equilibrio perché viene colpito, è rigore. Punto.

Nel caso di Milan-Inter, il contatto tra Pavlović e Thuram andava valutato per la sua dinamica, non per l’intensità: il difensore serbo colpisce il piede sinistro dell’attaccante francese con il proprio destro. Questo è un fallo.

Dal campo, un episodio del genere può sfuggire perché l’arbitro è concentrato sul pallone. Theo Hernández, ad esempio, tocca prima il pallone, ma il fallo avviene un attimo prima, con uno sgambetto evidente. Se l’arbitro non lo vede in diretta, dovrebbe essere il VAR a segnalarlo.

VAR e interpretazione: un problema di sensibilità

E qui nasce un’altra questione: il VAR è un arbitro diverso, con una propria sensibilità. Dal video, non può misurare l’intensità di un contatto, ma può giudicare la dinamica. Nel caso dello sgambetto, la regola dovrebbe essere chiara: se c’è contatto e il giocatore cade, è rigore. Il VAR dovrebbe semplicemente richiamare l’arbitro e fargli rivedere l’episodio, lasciando poi a lui la decisione finale.

Il caso Kiffi e l’errore su Politano

Un altro episodio discusso riguarda il rigore negato a Politano in Roma-Napoli. Qui il problema nasce dal cartellino giallo per simulazione.

Se c’è contatto, la simulazione è un’esagerazione. L’arbitro può anche decidere di non concedere il rigore, ma non dovrebbe ammonire un giocatore solo perché cade dopo un tocco leggero. In situazioni simili, la scelta più logica sarebbe lasciare proseguire il gioco.

Si è parlato molto del contatto sul piede, considerato lieve, ma il vero impatto è avvenuto più in alto, a livello del ginocchio. Politano ha sicuramente accentuato la caduta, ma il contatto c’è stato. Questa è la ragione per cui la decisione di Kiffi ha suscitato tante polemiche.

Il tema dei rigori e della loro interpretazione resta complesso. La linea di Rocchi punta a ridurre i rigorini, ma finché l’intensità sarà un criterio soggettivo, le polemiche non si spegneranno. Il VAR dovrebbe concentrarsi sulle dinamiche piuttosto che sull’intensità, aiutando gli arbitri a prendere decisioni più oggettive e coerenti.