
Nel corso della diretta TV Casa Serie A, prodotto da casanapoli.net e condotto da Max Viggiani, è intervenuto l’ex Arbitro Aneglo Bonfrisco, sul caso Calabria – Conceicao.
Se un arbitro, a partita finita, nota un episodio controverso (es. fallo grave o gesto antisportivo), quali sono le conseguenze per giocatori, allenatori o per l’arbitro stesso? Cosa succede se lo segnala nel referto, se non lo segnala o non lo vede? Puoi spiegarci la procedura e le possibili sanzioni?”
“Dobbiamo ricordare una cosa importante: i calciatori, da quando entrano nello spogliatoio fino a quando lasciano lo stadio, sono sotto la giurisdizione disciplinare. Qualsiasi atto violento, offesa o comportamento scorretto, se riportato sul referto, può portare a squalifiche. Detto questo, episodi come quelli a cui abbiamo assistito sono inaccettabili, addirittura surreali. Non sono degni neanche di una partita di periferia o di terza categoria. Dopo una vittoria, ci si aspetterebbe un comportamento diverso, non gesti che sfociano nel ridicolo o nel violento.
Credo sia necessario normare meglio le sostituzioni: i calciatori dovrebbero essere obbligati a uscire dal campo in modo educato e rispettoso. Non si può rischiare che ogni cambio diventi un momento di tensione, con il timore che accada qualcosa di inappropriato, come lanciare bottiglie o fare gesti insensati. Questa deve diventare una prassi regolamentata, una questione di etica e rispetto obbligatorio per il gioco e per gli altri.”
La Lazio si è lamentata degli arbitri anche questo fine settimana, come in passato con il dossier sugli errori a suo danno. Secondo te, è davvero più penalizzata delle altre squadre? E lamentarsi pubblicamente può servire a ottenere maggiore benevolenza dagli arbitri in futuro, o è controproducente?
Guarda, ne abbiamo già parlato in altre occasioni: non sono d’accordo con la strategia dei dossier. Non paga, soprattutto in un ambiente così sensibile. Il problema è che il livello arbitrale è in difficoltà. Rocchi stesso ammette di fare fatica a gestire questo gruppo di arbitri: tranne Orsato, manca qualità. Si ruota sempre tra 17-18 arbitri, mentre gli altri 26 faticano a emergere. Con 20 partite da coprire (10 in A e 10 in B), molti arbitri restano in panchina o fanno i quarti ufficiali, ma così non crescono. Gli arbitri, come i calciatori, hanno bisogno di andare in campo, non solo di allenarsi. La formazione degli ultimi anni è preoccupante. Tornando alla Lazio, Rapuano ha perso il controllo nel secondo tempo. Nel primo tempo è stato troppo benevolo, e i giocatori hanno preso troppa confidenza. Quando l’arbitro perde autorevolezza, i giocatori si fanno giustizia da soli e le proteste aumentano, rendendo la partita ingestibile. La Fiorentina ha giocato bene, ma poi si è lasciata prendere dal nervosismo. Anche i due allenatori, di solito tranquilli, hanno perso il controllo. I calciatori, approfittando della situazione, hanno adottato comportamenti antipatici, come il classico colpo sulla spalla seguito da drammi esagerati. Queste cose accadono ogni domenica, ed è ora di finirla: rovinano il gioco e rendono tutto più difficile per l’arbitro.
Io credo nella strategia del dialogo in campo. Parlare con i giocatori, spiegare le decisioni, creare un rapporto. Io stesso parlavo molto con i giocatori, e questo aiutava a gestire le situazioni. Bisogna convivere con l’errore, sia da parte degli arbitri che dei calciatori. È una questione culturale che deve crescere. Partendo dal settore giovanile, si formano i futuri calciatori, arbitri e tifosi. C’è tanto da lavorare.
I dossier non servono. Meglio rivedere i video e capire dove migliorare, conclude Bonfrisco.
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